Ma le serie degli anni ’80 e ’90 erano stupide? Meglio: erano COSI’ stupide?

Ingenue, sicuramente; piatte e ripetitive, senza dubbio, ma non ricordo di essermi mai sentito in oggettivo imbarazzo guardandole. Pare invece che il trend relativo alle trasposizioni cinematografiche dei “classici” televisivi di quel periodo parta dal presupposto che l’unica modalità di svolgimento ed esecuzione sia quella di proporre, più o meno consapevolmente, pellicole comiche e/o demenziali.

Prendiamo Baywatch: al netto del testosterone, delle ambientazioni esotiche e delle bellezze al bagno, il franchise si sarebbe potuto declinare ibridando azione e avventura, provando a creare un prodotto di intrattenimento derivativo ma quanto meno guardabile. La versione sul grande schermo della serie che rese celebre Pamela Anderson e (ancora) più celebre David Hasselhoff (entrambi presenti con un piccolo cameo) è invece il film più imbarazzante apparso nel 2017. E, viste le innumerevoli alternative, dev’essersi proprio sforzato parecchio per raggiungere questo poco invidiabile traguardo.

Troppo lungo, caratterizzato da un umorismo che richiama quello dei peggiori cinepanettoni italiani, totalmente privo di senso (il sub plot “thriller” è risibile, così come la credibilità della villain, che non riesce ad apparire né comica, né cattiva) Baywatch non capisce, né fa capire, a quale genere voglia appartenere. In un’altra epoca, magari in mano a gente come Zucker-Abrahams-Zucker, avrebbe potuto avere un senso e uno scopo, ma oggi lo script di Damian Shannon e Mark Swift è a dir poco sconfortante, con giusto un paio di gag decenti che affondano in 120 minuti di noia.

Intendiamoci, The Rock è sempre una presenza godibile (ma quando mai non lo è stato?) e tutto sommato anche Zach Efron ha senso, specie considerando la piega autoironica che ha voluto dare alla sua carriera post-musical, ma proprio in virtù di questo l’intera operazione nostalgia appare solo come una colossale occasione mancata per fare un film action estivo, balneare e divertente.

Baywatch si aggiunge quindi all’oramai quasi interminabile elenco di trasposizioni cinematografiche di serie degli anni ’70, ’80 e ’90 riuscite male o malissimo. Certo, da A-Team ad Hazzard, da Starsky and Hutch a CHiPs esistono innumerevoli sfumature di imbarazzo, ma con Baywatch pare proprio che si sia toccato il fondo. Statene alla larga.

Anzi, consoliamoci con colui che, anche ai tempi, pareva essere l’unico a crederci davvero…(ed era l’ex-voce dei Survivor, quindi rispetto!)



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Andrea Chirichelli

Classe '73. Giornalista da tre anni, ha offerto il suo talento a riviste quali Wired, Metro, Capital, Traveller, Jack, Colonne Sonore, Game Republic e a decine di siti che ovviamente lo hanno evitato con anguillesca agilità. Ha in forte antipatia i fancazzisti, i politici, i medici, i giornalisti e soprattutto quelli che gli chiedono foto.

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